O Le abilità pallonare di Lucas Torreira, una delle perle più preziose di questa serie A, sono fiorite sulla strada di un luogo di frontiera dell’Uruguay: «A casa eravamo sei fratelli: ogni giorno arrivavano cugini, amici, insomma era un gran casino... Così papà quando voleva riposare ci mandava tutti in strada a giocare a calcio. Mi è piaciuto, non ho più smesso e ne ho fatto una professione».

È uno dei centrocampisti più bravi della serie A, eppure nasce come punta/trequartista che segna. Il Tevez uruguagio, dicevano. «Nella Primavera del Pescara allenato dal fratello di Giampaolo facevo la seconda punta. L’idea di cambiarmi ruolo l’ha avuta Oddo, che guidava la prima squadra. Mi vede e mi fa: “Da attaccante puoi arrivare al massimo in C, perché non provi davanti alla difesa? Sei cattivo, hai tocco, sai giocare verticale...”».

Ed è fra i più abili in serie A a subire fallo. «Quella è un’arte sottovalutata: servono pensiero e furbizia. Per il modo di giocare di Giampaolo, dalle mie parti in campo c’è un gran traffico: io recupero tante palle e poi, se serve, faccio respirare la squadra subendo i falli».

Ma quanto è stato duro rinunciare al sogno del gol? «Molto, perché tutti giocano per quello. Però ho intuito che la svolta mi avrebbe cambiato la carriera. E mi sono applicato nel nuovo ruolo».

A proposito di viaggi, la Sampdoria dove andrà? «Può benissimo prendersi l’Europa. I risultati dimostrano che ce la meritiamo».

Sezione: Avversari / Data: Gio 08 febbraio 2018 alle 13:00 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Ilaria Lauria
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