Domenica contro la Juventus sarà l’ultima partita di questa infausta stagione. Contro Buffon & C. - freschi vincitori con una settimana di anticipo del settimo scudetto consecutivo - assisteremo alla passerella finale che vedrà i gialloblù partecipare alla festa bianconera in qualità di "spettatori non paganti". La retrocessione di quest'anno rappresenta il naturale epilogo di uno dei peggiori campionati mai disputati dal Verona nella sua ultracentenaria storia. I numeri sono lo specchio inequivocabile di un fallimento sportivo senza precedenti. Peggior attacco in coabitazione con il Sassuolo - che ha incassato, però, ben 18 reti in meno dei gialloblù - seconda peggior difesa dopo il Benevento e  seconda squadra, sempre appena dietro alle “streghe” giallorosse, con il minor numero di vittorie. Infine, ben tredici sconfitte maturate tra le mura amiche del Bentegodi, sulle diciannove disputate, una cifra che rappresenta da sola un'umiliazione senza precedenti.

I proclami degli ultimi due mesi, secondo i quali i gialloblù sarebbero stati in grado di giocarsi le ultime residue speranze di salvezza, sono andati letteralmente in fumo, vanificati da un’impressionante  quanto disarmante striscia di nove sconfitte nelle ultime dieci giornate. Senza dimenticare che contro i bianconeri difficilmente assisteremo ad uno spartito differente. Il totale segna sino ad ora ventisei sconfitte su trentasette  incontri. Ogni commento appare decisamente superfluo.

Davanti a cotanta pochezza diventa impresa ardua trovare altre parole, più di quante ne siano già state spese nella lunga agonia di questi nove mesi. Il fallimento è “figlio” di tutti, nessuno escluso. Dal presidente all’ultimo dei giocatori, guidati a loro volta da un tecnico sicuramente  "danneggiato" da un organico inadeguato ma incapace di trovare il cosiddetto "bandolo della matassa".  Gli unici a salvarsi rimangono i tifosi, sempre al fianco di questa “sgangherata” società e di questo male assortito gruppo di giocatori, Anzi, a dirla tutta, una minima fetta di responsabilità è, forse, anche loro, per non aver saputo “alzare la voce” quando si era ancora in tempo.

Ora di cosa riserverà il futuro non v’è certezza. Troppe sono le variabili “impazzite” ( restano da riempire le caselle di direttore sportivo e allenatore senza dimenticare una squadra da rifondare da capo a piedi) per poter immaginare cosa potrà succedere. Domenica prossima, dopo il match con la Juventus calerà il sipario. Vien da dire, finalmente.

Lunedì è un altro giorno, si vedrà...

Sezione: Editoriale / Data: Mer 16 maggio 2018 alle 17:00
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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