Sognare si può, crederci pure. Lo abbiamo ripetuto fino allo sfinimento nei giorni (tanti) più neri, figuriamoci all’indomani del bel successo sul Torino. Le due sconfitte in fotocopia di Genova e Roma, ci avevano consegnato lo spettro di un Verona pavido, balbettante di fragilità e timidezza. Invocavamo una sferzata nell’atteggiamento. Si può infatti retrocedere, pensavamo, altro è però arrendersi alla rassegnazione. La squadra ha il dovere di provarci fino alla fine, poi sia quel che sia. La più lieta novella che viene dalla partita col Torino è proprio questa. Ora l’imperativo categorico è insistere a mulinare in salita questo rapporto.

Il Verona non solo non è rassegnato, ma è vivo e pronto a dar battaglia per giocarsela fino in fondo.  Il Toro lo abbiamo matato prendendolo per le corna. Abbiamo messo in campo in un solo giorno cuore, gambe, e cervello: cosa vista di rado quest’anno. Non gli abbiamo permesso di ragionare aggredendoli con un pressing asfissiante. Proprio il centrocampo,  la zona del campo dove la coperta è più corta, ha dato le risposte più confortanti. Calvano, un oggetto misterioso fino a oggi pomeriggio, ha mostrato personalità e lucidità da veterano. Sappiamo ora di poter contare sul suo apporto. Valoti è finalmente uscito dalla sfera della potenzialità facendo vedere cosa è capace di fare. Non siamo mai stati teneri con lui. Lo pungolavamo, lo aspettavamo. E’ finalmente arrivato. Ora continui, perchè i mezzi li ha eccome.  In avanti Kean si è fatto in quattro, andando allo scontro e portandosi a spasso i segugi di Mazzarri. La difesa, che non può fare a meno di Ferrari, ha trovato in Vukovic un gigante. Difensore vecchia maniera, il serbo è un tipo di pochi fronzoli che sta sempre al posto giusto al momento giusto. Trasmette tranquillità ai suoi compagni liberandoli dalle ansie. Complimenti sinceri a Filippo Fusco che lo ha portato qui.

Oggi pomeriggio del Verona ci è piaciuto il carattere, spesso latitante in passato. Subito il pareggio, quando si temeva potesse crollare, questa volta non si è affatto disunito, ma ha assorbito la botta come se nulla fosse. Altre volte in simili circostanze lo avevamo visto andare alla deriva. Non oggi. La squadra ha avuto il merito di restare sul pezzo, di non cedere alla paura, e di continuare a credere di poterla portare a casa. Ha alla fine fatto sua la partita con la leva della razionalità. Se ce lo concedete, non era mai successo. Questo è il messaggio a nostro avviso più confortante nella lettura dalla vittoria sul Torino.

La situazione rimane ovviamente complicata, ma al di là della classifica d'un tratto accorciata, questo deve essere lo spirito da mettere in campo da qui alla fine, a cominciare della trasferta di domenica prossima a Benevento, dove ci aggrediranno con ferocia visto che in quel crocevia si giocheranno le ultime residue ed esili speranze di salvezza. Cuore, gambe, cervello: non c’è l’uno senza gli altri due. L’unica strada è questa, poche storie. Su Verona, dai… se l’hai fatto con il Toro, è segno che se vuoi, puoi. Tira fuori tutto quello che hai sempre, non un bocconcino qua e là. Credici e convinciti che nulla è impossibile se ne sei convinto tu per primo. Il resto lo lasciamo volentieri ad altri, alle cassandre del day after, ai professionisti della zizzania, docenti in cattedra di dietrologia spiccia davanti al bancone del bar dello sport. Qui siamo gente un po’ fuori dalle mode, sempliciotta se volete, ma che si ostina a preferire ad occuparsi di cose di calcio. Avanti i blu.
 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 25 febbraio 2018 alle 22:21
Autore: Lorenzo Fabiano
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