Ci eravamo lasciati con il gioiellino di casa esultante sotto la Sud, dopo un’incornata di abbagliante bellezza che l’ha reso il più giovane marcatore dei principali campionati europei in questo avvio di stagione. Ci eravamo lasciati con un’altra splendida prestazione, tutta cuore, grinta, corsa e intensità, valsa la prima gioia casalinga. Il Verona di Ivan Juric riparte, dopo la sosta dedicata alle nazionali, con un entusiasmo alle stelle, con uno spirito difficile da pronosticare alla vigilia del campionato. Un campionato per cui molti addetti ai lavori avevano già individuato la vittima sacrificale, quella squadra con cui sembrava fin troppo facile riempire l’ultima casella della classica griglia di partenza.

I gialloblù hanno subito approcciato alla grande la massima serie, dimostrando, oltre ad una spiccata organizzazione e solidità, anche una certa resilienza nel far fronte a situazioni di difficoltà all’interno delle singole gare. La dimostrazione si è avuta fin dalla gara di debutto, contro il Bologna al Bentegodi, con l’inopinata espulsione di Dawidowicz dopo poco più di 10 minuti di gioco. Un Verona che ha sempre affrontato gli avversari a testa alta e a viso aperto, aggredendoli con intensità e pressing a tutto campo, senza tuttavia risentirne a livello di tenuta difensiva: la squadra di Juric ha la seconda miglior difesa della Serie A, con 5 gol subiti, alle spalle solamente dell’Inter di Antonio Conte. Un dato davvero incoraggiante per il prosieguo della stagione, soprattutto considerando che 3 di queste reti sono state subite dal dischetto, e solo in questo modo sono giunte le immeritate sconfitte contro Milan e Juventus.

A fare da contraltare a questo dato lusinghiero, vi è forse un attacco ancora un po’ asfittico, alla luce delle 6 marcature messe a segno, di cui nessuna giunta dai componenti del reparto offensivo. Dalla sfortuna di Di Carmine ad un Pazzini che il tecnico croato non ritiene ancora pronto per la propria idea di calcio, per finire con la mancanza di lucidità di Stepinski nella finalizzazione, sono stati fin qui i gol di Veloso, Pessina, Faraoni e Kumbulla a spingere l’Hellas al decimo posto in classifica. Ma buone indicazioni, per l’uomo di Spalato, giungono comunque dal grande lavoro per la squadra svolto dallo stesso attaccante polacco, così come dalla freschezza, dalla classe e dalla vitalità di elementi quali Salcedo, Verre e Tutino, per non parlare di un Zaccagni che pare non aver minimamente sofferto il salto dalla cadetteria.

Altro motivo di vanto per l’ambiente scaligero è l’incredibile valorizzazione di prospetti come Kumbulla, Rrahmani e Amrabat. L’albanese classe 2000 è in straordinaria ascesa e ha sublimato il suo grande avvio di stagione con un gol da record di precocità, mentre il kosovaro si è calato alla perfezione nei meccanismi difensivi di Juric e ha mostrato fin da subito durezza, cattiveria agonistica e affidabilità. Anche lui è reduce da un gol prezioso, siglato con la maglia della sua nazionale contro il Montenegro. Infine, il centrocampista marocchino, che ha strabiliato il pubblico gialloblù già dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo contro il Bologna. Un’autentica forza della natura, un mix di quantità e qualità, un gladiatore che ha già fatto innamorare di sé il Bentegodi. Amrabat è divenuto subito pedina imprescindibile della mediana, andandosi a sposare perfettamente con il fosforo e la sapienza tattica di Veloso, altro elemento in grande spolvero. E allargando il discorso ai giovani in rampa di lancio, oltre a quelli già citati, una menzione la merita senza dubbio la Primavera di Nicola Corrent, che veleggia in testa alla classifica a punteggio pieno dopo 4 turni e ha già messo in mostra, su tutti, il fiuto del gol di Adama Sane, l’esuberanza di Philip Yeboah e la tecnica di Lucas Felippe.

Ora, dopo le belle esibizioni contro Milan e Juve, ecco un nuovo impegno da grande palcoscenico, al San Paolo contro il Napoli di Carlo Ancelotti. I partenopei non vivono certo un periodo scintillante e dopo un ottimo avvio di stagione, culminato con il successo sul Liverpool campione d’Europa, sono incappati in prestazioni deludenti e risultati discontinui, che li hanno allontanati dalla vetta della classifica e hanno fatto affiorare anche un certo malcontento presidenziale nei confronti del tecnico di Reggiolo. Su un campo che è stato teatro, negli ultimi anni, di sonore sconfitte (1-5 nel 2013/14 e 2-6 nel 2014/15), l’Hellas di Ivan Juric, con più di 500 tifosi al seguito, è pronto ad una nuova sfida, per confermare quanto di buono mostrato finora e continuare a sovvertire quei pronostici, tanto ingenerosi, della vigilia.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 16 ottobre 2019 alle 18:30
Autore: Giacomo Mozzo
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