Per il Verona, la stagione 2017/2018 è stata caratterizzata da un campionato disastroso, iniziato con cattive premesse e continuato sulla scia degli insuccessi.
Sconforto e delusione sono le emozioni che più si sono lette sui volti dei giocatori al termine dei singoli incontri.
Nel corso dei mesi, la società scaligera ha perso quasi tutti i pezzi del puzzle che lo rendevano un’opera completa, ben fatta, ammirabile orgogliosamente.

LA CREDIBILITÀ Il primo elemento che ha cominciato a sgretolarsi fin dall’estate 2017 è la credibilità. All’inizio non per colpa dello staff gialloblù, bensì per l’intricato tira e molla con Antonio Cassano.
Da quel momento in poi però, sono stati svariati i momenti in cui tifosi e persone esterne hanno cominciato a guardare al Verona con sguardi colmi di rancoroso dubbio.
Che dire di Albertazzi? Il giocatore ha raccontato una versione dei fatti e Maurizio Setti ha risposto con la sua. Anche se il Collegio arbitrale ha sentenziato che il Verona dovrà pagare al centrocampista 144.000 euro oltre alla risoluzione del contratto, rimangono comunque dei punti interrogativi sulla faccenda. Un romanzo poliziesco all’interno delle mura veronesi che ha tanto di giallo, ma ben poco di blu.

LE PERSONALITÀ E Pazzini, Bessa, Zuculini e gli altri? Il Verona infatti ha poi visto andare via personalità importanti per la squadra. Anche loro scesi dalla nave prima del naufragio in un velo di mistero per come si sarebbero chiusi i rapporti tra le parti.
E Toni? Luca era diventato il simbolo del Verona degli ultimi anni; aveva preso a cuore le sorti gialloblù e sposato la causa della squadra, diventando prima il suo capitano, poi una guida spirituale pronta al sacrificio e infine il suo possibile futuro dopo la nomina a vicesindaco.
E invece no. Il filo rosso che legava Toni al Verona si è spezzato perché Setti ha voluto dare completa fiducia a Fusco, piuttosto che ascoltare anche i suggerimenti dell’ex bomber scaligero.
“Questo è un arrivederci, non è un addio”, ha commentato l’ex numero 9 del Verona, ma è probabile che il suo sorriso da persona vera non rientrerà troppo presto nelle sale di via Belgio.

IL TERRENO L’Hellas Verona ha poi perso anche la sua tanto sudata posizione: facile dirlo ora, a fine campionato, con soli 25 punti e in penultima posizione. Come però è facile ricordare la gloria con cui i colori gialloblù avevano riempito lo stadio in occasione della promozione in A nel 2013, o i punti conquistati con orgoglio l’anno scorso in B.
Di certo né il Verona né la città si aspettavano un campionato così deludente e disarmante.

LA FEDE La bandiera dell’Hellas però continua a sventolare dalle terrazze delle vie di Verona. Lo stemma della squadra scaligera si intravede sulle auto che sfrecciano, attaccato sul lunotto o sulla fascia azzurra delle targhe, come a indicare che quel veicolo non ha una provincia di provenienza ma ha una fede. Ogni giorno si incrociano persone che rientrano a casa girando le chiavi nella serratura del cancello e facendo pendere dalle mani un portachiavi con la scala a tre pioli.
È proprio così. La società in mano a Maurizio Setti ha perso molto in questi ultimi mesi, ma c’è ancora qualcosa che rimane saldamente ancorato ai colori e alla maglia gialloblù: l’amore dei veronesi per la loro squadra.
“Cambieranno i giocatori, il presidente, l’allenator, ma il Verona resterà per sempre nel mio cuor”, così recita un coro della curva e così è la realtà: il vento cambia, le persone vanno e vengono, ma la fede resta.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 04 maggio 2018 alle 14:00
Autore: Anna Vuerich
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