Il Corriere dello Sport ha intervistato il Prefetto di Udine in merito alla presa di posizione del giornale sul suo divieto di trasferta indiscriminato che ha colpito tutti i tifosi giallorossi residenti nel Lazio.

Tutore dell’ordine o censore della libertà? Il dibattito è aperto sui social, dopo l’ordinanza che ha vietato la trasferta udinese a tutti i tifosi della Roma, residenti nella Regione Lazio.
Vittorio Zappalorto, da due anni e mezzo Prefetto di Udine, ha provato a spiegarci la ratio del provvedimento.

Dottor Zappalorto, qual è il senso dell’ordinanza? «Non c’è molto da chiarire in realtà: in due pagine è indicato tutto, la motivazione è abbastanza leggibile. Anzi intellegibile».

Perché quel riferimento esplicito alla pericolosità della tifoseria romanista? «No, attenzione. Io non ho mai fatto riferimento alla tifoseria nella sua interezza. Ho invece citato la tifoseria organizzata».

Però il suo provvedimento ha impedito a tutti i tifosi romani di assistere alla partita. «Certamente è un’ordinanza penalizzante. Ma nessuno proibisce ai tifosi della Roma di altre regioni di venire a Udine e di andare allo stadio. Direi anzi che in un certo senso l’orientamento dell’Osservatorio del Viminale, che noi abbiamo recepito, è stato generoso».

Per quale ragione, scusi? «Perché il Casms avrebbe potuto suggerire la chiusura totale del settore ospiti, estendendo la punizione a tutti, dopo quello che è successo a Verona. Non si poteva pensare di non intervenire».

A Verona i 21 presunti responsabili degli incidenti sono stati individuati e puniti. Perché colpire gli altri che sono la stragrande maggioranza? «Calma. Ne abbiamo presi 21, è vero, e quelli hanno avuto il Daspo. Ma gli esagitati che hanno creato disordini erano molti di più, mi creda. Ed erano tutti romanisti».

Ma chi stabilisce che il tifoso romanista di Roma sia più violento rispetto al tifoso romanista veneto o lombardo? «Nessuno può escludere nulla, anche a Udine può nascondersi un tifoso violento. Il nostro compito è prevenire i pericoli che possiamo prevedere. In questo caso, secondo una serie di precedenti, il pericolo deriva dal tifo proveniente da Roma e dintorni».

Le conseguenze però appaiono discriminatorie. «Dispiace che il provvedimento vada a colpire individui che non c’entrano nulla. Le persone paci­ che ci rimettono. Ma nel calcio vale il principio della responsabilità oggettiva, giusto? E’ sempre stato così».

Ma questa non è giustizia sportiva. È giustizia ordinaria. «Però parliamo di responsabilità riconducibili a tifosi di squadre di calcio. Non può non valere lo stesso principio».

Chi risarcisce i cittadini italiani che hanno già pagato il viaggio tra voli e alberghi? «Dispiace, ripeto, penalizzare le persone civili. È ingiusto. Ma la responsabilità è di quei tifosi della Roma che si sono comportati e continuano a comportarsi in un certo modo. Un prefetto non può assumersi la responsabilità di far arrivare in città un gruppo di persone che due settimane prima ha creato problemi di ordine pubblico».

Come fa a valere come precedente un furto avvenuto in un autogrill? «Sono sempre tifosi della Roma. Sempre loro».

Sono crimini che si possono punire secondo il principio della responsabilità personale. «Certamente. E infatti accade. Poi però c’è un rischio più generale, che è connesso non solo allo stadio ma alla trasferta in sé».

In chiusura ci spieghi la gaffe formale dell’ordinanza. Nella seconda pagina la carta intestata è della prefettura di Milano, non di Udine. «E’ stato un errore dovuto al mio passato. Avevo già adottato un provvedimento simile quando ero capo di gabinetto della Prefettura di Milano e ho scritto su un foglio prestampato che era sbagliato. Tutto qui»

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 14 febbraio 2018 alle 08:15 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Anna Vuerich
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