Il soldato Lee Seungwoo si è già salvato: «Quando siamo tornati a casa, Son ci ha offerto una cena », ride. Agli Asian Games in Indonesia tra agosto e settembre, i suoi 4 gol hanno spinto la Corea del Sud all’oro. In questo modo lui e i suoi compagni hanno ottenuto la dispensa dal servizio militare: 22 mesi di leva, rinviabili fino al compimento del ventottesimo anno di età, ma per cui non esistono deroghe, a meno che non si ottenga un grande risultato sportivo. Tolto quel peso, è tornato a Verona.

La sua nuova missione si chiama Serie A. Lei avrebbe avuto ancora tempo per cavarsela... «Meglio avercela fatta prima (altra risata). Certo, per Son, che di anni ne ha 26, era poco meno che l’ultima chiamata. Insieme alla gioia per il titolo è arrivato questo sollievo».

Poi, eccola di nuovo all’Hellas. E, nelle ultime giornate, con Palermo e Benevento, da titolare, e pure incisivo. «Abbiamo attraversato un periodo complicato. Con il Palermo lo stadio era vuoto: una sofferenza. Quando i tifosi sono con noi ci sentiamo più forti, ma il compito che abbiamo è di portarli dalla nostra parte con i risultati».

Lunedì il vostro pubblico tornerà al Bentegodi. Un messaggio da inviare? «Il calcio lo fa la gente. Con il Pescara è una partita che può permetterci di tornare in alto. Sono sicuro che se stiamo insieme sarà tutto diverso».

È a Verona dal 2017. Che cos’ha imparato del calcio italiano? «Qui la tattica e il fisico sono centrali. La difesa è decisiva allo stesso modo, se non di più. Un altro discorso in confronto alla mentalità spagnola: là si pensa innanzitutto ad attaccare».

La Spagna, già. Lei è cresciuto nelle giovanili del Barcellona. Che esperienza è stata? «È uno dei primi sogni che ho realizzato. Prepararsi giorno per giorno in uno dei più grandi club al mondo, poter vedere fuoriclasse come Messi, Iniesta, Neymar, Suarez: cosa puoi volere di più dalla vita se sei un calciatore?».

Elenca il nome di campioni formidabili. Prima ha parlato di Son. Lo considera un modello? «È un esempio per ogni sudcoreano che giochi a pallone. Si è affermato in Europa, ha convinto in Germania, tra l’Amburgo e il Leverkusen. Dopo, ecco l’Inghilterra, il Tottenham. Abbiamo sotto gli occhi quel che sta facendo. È un riferimento».

Al Verona, invece, per voi ragazzi più giovani, chi lo è? «C’è un gruppo di giocatori esperti che non smette di consigliarci. Giampaolo Pazzini, è pieno di suggerimenti, ma tutti i “veterani” sono una bussola per la nostra maturazione».

Parla spesso di insegnamenti. Quali sta ricevendo da Grosso? «Mi spiega come attaccare meglio e difendere con efficacia. Come essere completo. Quanto ci si debba sacrificare in campo. Il valore della tenacia».

Lo ricorda al Mondiale 2006? «Eccome (di nuovo risata). Ero un bambino, c’era il fuso orario, ma non importava. Il suo gol con la Germania ce l’ho impresso nella memoria. A proposito di campioni: lui lo è stato, ed è un allenatore meticoloso, esigente, che ti dà moltissimo».

Dice Mondiale, e le chiediamo la sua esperienza a Russia 2018. «Splendida, emozionante: un altro sogno che ho vissuto. Sono entrato nelle partite con la Svezia e il Messico, mentre ho assistito dalla panchina alla vittoria con la Germania. Un’impresa leggendaria. Purtroppo eravamo già fuori: il finale è stato dolceamaro, ma è stato un momento unico».

A gennaio, negli Emirati Arabi, si svolgerà la Coppa d’Asia. Il c.t., Paulo Bento, l’ha già chiamata? «La lista dei convocati uscirà il 20 dicembre. Ancora pochi giorni e saprò se andrò o meno. Il girone è con Cina, Filippine e Kirghizistan. Aspetto, ma la testa è a Verona, all’Hellas. Alla partita con il Pescara».

Com’è la vita di Lee Seung-woo fuori dal campo? «In famiglia. Abito a Peschiera, vicino al nostro centro sportivo. Sto con i miei genitori e mio fratello. Quando non ci sono, il tempo libero lo trascorro leggendo o ascoltando musica».

Preferenze specifiche? «Per i libri, mi piace tutto. Per le canzoni ho gusti variegati, ma il mio gruppo preferito è sudcoreano: le Girls’ Generation, una pop band femminile di grande successo in Asia».

Ci ha parlato di sogni, Lee. Il prossimo da realizzare qual è? «Il Verona in A. A maggio, col Milan, a San Siro, ho segnato il mio primo gol in Italia. Sarebbe stupendo tornarci presto. Allora fu solo una soddisfazione personale: perdemmo 41. Farne uno che possa permettere all’Hellas di vincere in uno stadio simile sarebbe la cosa più bella. C’è tanta strada da fare per riuscirci: iniziamo a percorrerla».

Sezione: Rassegna / Data: Sab 15 dicembre 2018 alle 08:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Anna Vuerich
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