Cosa è rimasto dunque del travolgente e piovoso pomeriggio del Bentegodi? I tre gol, ovviamente. Una partita sopra le righe. La capacità di giocare in ruoli diversi dell’attacco. E sotto traccia la sensazione che le gerarchie della leadership atalantina sono definitivamente cambiate: Josip Ilicic, il grande sloveno, ha preso il posto del Papu Gomez, il piccolo argentino, protagonista assoluto della scorsa stagione chiusa col quarto posto e il ritorno in Europa dopo 26 anni.
UOMO OVUNQUE Ilicic si sta confermando la chiave del gioco atalantino anche dal punto di vista tattico. Gasperini a Verona ha cambiato modulo due volte sfruttando la sua duttilità: ha cominciato con il tridente classico e il centravanti di ruolo, per passare al 3-4-1-2 quando il Verona ha svoltato verso il 4-3-3. Gasp l’ha fatto per due motivi: voleva andare all’uno contro uno in tutte le zone del campo (Ilicic più arretrato doveva infastidire Buchel, play basso, manovra perfettamente riuscita) e cercava soluzioni al centro, come l’imbucata per Petagna o l’inserimento del centrocampista. Josip sa adattarsi a entrambi ruoli con ottimi risultati, tanto è vero che ha segnato un gol su rigore, uno da esterno e l’altro da trequartista.
ANNO NEGATIVO Il confronto con lo scorso campionato, l’ultimo dei quattro in viola, dimostra l’evidente salto di qualità da una piazza, Firenze, dove il feeling non è mai sbocciato. A volte Ilicic ha illuminato (i suoi gol su punizione sono stati gioielli), a volte deluso, senza mezze misure. E i fischi non sono mai mancati, perché i tifosi lo accusavano di essere svogliato, di non avere quella continuità di rendimento poi trovata a Bergamo. A volte le critiche erano ingiustificate, Josip era diventato il capro espiatorio.
Bene: dopo 28 partite, Ilicic ha segnato esattamente il doppio dei gol di un anno fa (10 a 5), fatto più assist (7 a 4) e passaggi positivi (765 a 728), tirato di più in porta (33 a 27), dribblato di più e meglio (57 a 40), recuperati più palloni (123 a 93). L’ultimo dato dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, la sua attitudine al sacrificio, fondamentale nell’usurante gioco di Gasperini. E l’Ilicic di oggi resta un giocatore corretto: come l’anno scorso, solo due ammonizioni e zero espulsioni.
AMBIENTAMENTO Con 14 gol stagionali Ilicic è nettamente il miglior marcatore nerazzurro, e ben 10 li ha segnati in campionato dimostrando una notevole capacità di adattamento al nuovo gioco. Ora ha la possibilità di raggiungere o superare gli altri stranieri che hanno stupito al primo anno di Atalanta: Jeppson con 22 gol totali nel 1951-52, K. Hansen nel 1949-50 e Rasmussen nel 1952-53 entrambi con 18, Sorensen con 17 nel 1949-50, Denis con 16 nel 2011-2012, J. Hansen con 11 nel 1950-51. Considerato che mancano ancora dieci giornate alla fine del campionato, Ilicic ha nel mirino German Denis, centravanti di ruolo, che ha lasciato ottimi ricordi dalle parti di Bergamo. Josip potrebbe dunque diventare lo straniero che in tempi recenti ha saputo fare subito la differenza.
CAMBIO DI GERARCHIE Chi sta vivendo di luce riflessa la grande stagione di Ilicic è il Papu Gomez, ora libero dall’obbligo morale e tecnico di dover guidare la squadra come faceva l’anno scorso. Con Ilicic in perenne stato di
grazia e sempre al centro del gioco, il Papu può ritrovare la condizione ottimale con più serenità, grazie anche all’intesa
raggiunta col collega di reparto. I due si cercano, si trovano, si capiscono: il valore aggiunto
che può permettere a tutta la squadra il cambio di passo nel finale di stagione.
Autore: Anna Vuerich
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