Ha girato il mondo in panchina Dario Bonetti. Viaggi in Ungheria, al Sopron e al Targu Mures, ma anche la Dinamo Bucarest, lo Zambia e l’Italia fra Potenza, Gallipoli, Juve Stabia e Pescina. Più alto il suo cammino in campo, mastino di Roma, Milan, Samp, Juve e Verona, arrivato nel periodo post scudetto ma ancora in tempo per le ultime avventure europee dell’Hellas in cui c’erano anche Iachini e Pioli, seduti ora su panchine di Serie A.

Bonetti, quante probabilità ha il Verona di battere l’Atalanta?                                                                                          «Per l’Hellas è una grande opportunità. L’Atalanta è forte, ma non è il Barcellona. Non era facile battere il Chievo, invece il Verona ha vinto».

La sua ricetta-salvezza?                                                                                                                                                  «Adesso la differenza la farà la continuità, il Verona viene da un periodo positivo ma non ha ancora raggiunto alcun obiettivo. Incoraggiante è vedere la squadra viva e la sua capacità di far punti anche contro avversari sulla carta molto più attrezzati. Certe gare, che parevano persino proibitive, l’Hellas le ha portate a casa».

S’aspettava che la zona calda potesse rianimarsi così all’improvviso?
«Quel che è successo l’anno scorso, con la retrocessione dell’Empoli e la salvezza del Crotone, è diventato un esempio per tutti. Questo però è il momento-chiave della stagione e tutto deve incastrarsi alla perfezione. Saranno più che mai decisive la compattezza e la condizione fisica, insieme alla voglia di crederci. Il margine di errore si è fatto sempre più sottile».

Sorpreso quanto dal calo del Chievo?
«Sembrava già salvo, anche loro evidentemente avranno respirato quest’aria. E la Serie A in questi casi non perdona, ci vuole un attimo a perdere sei o sette partite di fila. Il Chievo però ha anche perso per infortunio giocatori fondamentali, vedi Inglese. La regola è semplice: se non fai gol vai giù. Prima o poi a questi livelli uno lo prendi e se non hai le armi per segnarne diventa tutto terribilmente complicato».

La Spal quindi è quella che sta meglio?
«Può essere, specie dopo il mercato di gennaio e al di là del valore dei suoi attaccanti. La Spal si è rinforzata parecchio ed è riuscita a cambiare marcia. L’ambiente in più è molto sereno, i valori ci sono, dovessero retrocedere non ne farebbero un dramma. Le condizioni migliori per rendere al meglio».

Sezione: Rassegna / Data: Dom 18 marzo 2018 alle 11:30
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
vedi letture
Print