Scende di nuovo in campo Maurizio Setti. Il presidente torna a parlare a pochi giorni di distanza dalle dichiarazioni dell’ultima volta, quando aveva invitato i tifosi a scrivergli via mail ponendo domande a cui avrebbe risposto. Sulla situazione societaria, sugli adii di Toni e Pazzini, su Fusco, su Pecchia ma anche su Sogliano e altro ancora. Setti parla di tutto, ribadisce concetti già espressi e ne aggiunge di nuovi. Le mail sono tantissime, in molti tra i tifosi gialloblù hanno scritto al presidente del Verona che adesso risponde, indicando anche i nomi dei sostenitori scaligeri. Parte da lontano, da Sogliano e Mandorlini, passa da Toni, Cassano e Pazzini, e ancora la conferma della fiducia a Pecchia e i discorsi su improbabili acquirenti che si sarebbero avvicinati al Verona. A 360 gradi, raccontando anche del settore giovanile, di Bssa e Zuculini.

LA GESTIONE SOGLIANO. «Nei primi anni di gestione, con Sogliano e Mandorlini, abbiamo fatto un anno e mezzo bene e l’altro anno e mezzo male: all’inizio dovevamo vincere e l’abbiamo fatto, il secondo anno siamo partiti forte e a metà anno eravamo salvi, abbiamo venduto Jorginho reinvestendo i soldi per acquistare altri giocatori, che però sono costati molto rispetto a quanto hanno giocato», spiega Setti, «con Sogliano il monte ingaggi era arrivato a 38 milioni, dovevo cercare di recuperare il gap, questo atteggiamento non era più sostenibile e così le nostre strade si sono separate».

L’ADDIO DI TONI. «Abbiamo avuto la fortuna di avere un grande campione con noi, un bomber indiscusso e una persona speciale, per me è come un figlio. Non è stato allontanato, lui è voluto andare via e ho cercato di insistere perchè rimanesse, era importante che restasse qui di fianco a me, era perfetto. Però non è che una volta uscito dal campo si è già pronti per fare altro, ho cercato di aprirgli tutte le porte per aiutarlo a capire l’indirizzo che avrebbe dovuto prendere: mi ha detto che non voleva fare nè il direttore sportivo nè l’allenatore, Fusco gli ha semplicemente detto che accettava i consigli ma che non poteva prescindere dal suo ruolo. Così lui si è allontanato, comunque rimane un mio amico a prescindere da tutto».

LA QUESTIONE PAZZINI. «A giugno è stato fatto un discorso chiaro dal mister, dicendogli che in Serie A la sua idea di calcio non poteva prescindere dalla corsa e dall’aiuto alla squadra, giocando più di rimessa e con ripartenze: la responsabilità tecnica è dell’allenatore, che deve creare una squadra con certe caratteristiche e probabilmente Pazzini non è adatto a quell’idea di gioco».

VIA BESSA E ZUCULINI. «Daniel ha espresso la volontà di andare via, il motivo non lo so, abbiamo cercato di assecondarlo. Zuculini aveva l’opportunità di andare a giocare a casa sua in una squadra che è considerata la numero uno in Argentina, la sua operazione ha comunque portato risorse al club, anche per il futuro visto che in parte rimane legato al Verona».

FIDUCIA A PECCHIA. «È il mister che ci ha portato in Serie A, Pecchia oltre ad essere un grande professionista è una persona che ha in mano la squadra. Assurdo sentir parlare di un allenatore senza attributi, è un lavoratore e non gli interessa farsi vedere, nel mondo di oggi questo non sempre paga. Di cosa parliamo? Di esonerare un mister che è venuto all’Hellas a lavorare quasi gratis rinunciando a un contratto di un milione e 200mila sterline in Inghilterra, ha voglia di allenare, ha il fuoco dentro. Sono sicuro che possa avere una grande carriera, vediamo tra qualche anno».

SETTORE GIOVANILE. Abbiamo investito in persone, attrezzature, nell’antistadio ormai prossimo ad essere finito, l’obiettivo è di promuovere giocatori in prima squadra e fare in modo che diventino un patrimonio per il club. Nelle categorie inferiori stiamo comunque mettendo insieme squadre con valori importanti.

POSSIBILI ACQUIRENTI. «Mai nessuno si è avvicinato, ho sempre detto ai grossi imprenditori veronesi interessati di venirmi a parlare ma nessuno si è presentato, sfido chiunque a dimostrare il contrario. Le porte rimangono aperte per tutti, sarei orgoglioso se qualcuno venisse a darmi una mano per il bene di questa società. Rimangono convinto però che non sia solo una questione di soldi, è un discorso di fatturato e di una gestione oculata, solo sul fatturato si costruisce un percorso per poter restare nel massimo campionato. Altri discorsi non ce ne sono, è un imprenditore serio e capace ragionerà sempre su quello, a prescindere da quello che fattura».

Sezione: Rassegna / Data: Gio 15 febbraio 2018 alle 09:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Camilla Dalloco
vedi letture
Print